Torna a PAGBASE

tribumondo: un antico ideale per un nuovo assetto mondiale

a60b1ad3cea5467adbfacbe9807ceacb912bce45

003_ IL CONTRATTO CON GLI INSCRIBITI

 

(tempo parziale di lettura 1,5 minuti, tempo totale 20 minuti circa)

 

La nostra Costituzione afferma che “. . La sovranità appartiene al popolo . .”; in realtà si tratta non di retorica, che è l’arte di esporre bene i discorsi, ma di imbonimento, ossia del ser-vile tentativo di imbonire il popolo.

 

A poter esercitare la sovranità, infatti, non è tutto il popolo, ma solo i cosiddetti “aventi diritto” cioè gli iscritti alle liste elettorali, e questo è il perché io li chiamo inscribiti; ma a farlo di fatto non sono nemmeno i cosiddetti partecipanti, ma solo coloro che esprimono un voto esattamente rispondente alla loro volontà, cioè coloro che votano sapendo quello che vogliono fare e facendolo.

 

Alle ultime elezioni regionali lombarde ha partecipato il 41,68% degli inscribiti; questa è ancora “democrazia”? E scridire* che la sovranità appartiene al popolo è ancora appropriato?

 

Ed i nostri partiti, ossia i nostri uomini (e donne) partitici, di questo, se ne sono accorti?

 

E quanto se ne preoccupano? Quanta attenzione vi dedicano?

 

LO STATO DI FATTO

 

(tempo di lettura 2,5 minuti circa)

 

Stando a quello che ci raccontano gli organi d’informazione, ma anche i partiti stessi quando si gettano fango addosso reciprocamente, nonché come possiamo verificare direttamente noi gente*, quando se ne presenta l’occasione, . . .

  • Il lavoro manca;

  • La scuola non funziona;

  • L’amministrazione della giustizia, oltre che essere in endemico arretrato, è accusata di fare partitica* invece che essere super partes;

  • Il  sistema sanitario funziona malissimo ed è anche inefficiente dal punto di vista patrimonico*;

  • Le Forze dell’Ordine arrivano a non avere il denaro per fare rifornimento di carburante ai loro automezzi, cosa che li ostacola non poco nello svolgimento del loro compito;

  • Ad essere degradati non sono più solo i quartieri periferici perché il degrado si espande a macchia d’olio;

  • La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti funziona così male che essi restano ammucchiati nelle strade fino ad intralciare il transito di pedoni ed automezzi;

  • Il debito civico* ha raggiunto livelli da orlo della bancarotta;

  • I mutamenti climatici sono ormai quasi irreversibili, per cui si verificano lunghi periodi di siccità e precipitazioni brevi ma torrenziali, ovvero che in poche ore cade la pioggia che avrebbe dovuto cadere gradualmente;

  • Il dissesto idrogeologico è tale per cui ogni maltempo, ossia le piogge di cui sopra, provocano frane alluvioni ed allagamenti;

 

Insomma, che la situazione è disastrosa è abbastanza sotto gli occhi di tutti, ma noi gente continuiamo a volercela spassare allegramente, anzi sempre più allegramente, e la nostra unica reazione è la crescente disaffezione dalla partitica, non si sa quanto per mero disinteresse  o per disgusto.

 

A fronte di quanto sopra, la reazione della partitica sono il cavalcare il malcontento, lo scarica barile, e la totale incapacità (o mancanza di volontà) di capire che cos’è che non funziona e soprattutto di immaginare dei rimedi minimamente efficaci.

GOVERNARE

 

(tempo di lettura 1,5 minuti circa)

 

Per il vocabolario GOVERNARE consiste nel “Guidare secondo un principio o un programma, esercitando il potere politico, amministrativo o spirituale.”

 

A mio parere, governare una civicità* consiste:

  • Nel vigilare, ossia nello scrutare attentamente l’orizzonte, soprattutto guardando in avanti, al fine di vedere col maggiore anticipo possibile le criticità a cui si va incontro;

  • Nel legiferare, cioè nello stabilire le cose da fare, chi deve farle, quando e come deve farle, quali risultati deve ottenere, e quali sanzioni deve subire in caso di mancato ottenimento;

  • Ed ancora nel vigilare che ognuno svolga il proprio compito ottenendo i risultati prefissati, o che subisca le sanzioni previste in caso d’insuccesso.

 

Il significato etimologico della parola governare è “reggere il timone”, cosa che si fa al fine di raggiungere la meta prestabilita seguendo il più possibile la rotta prestabilita; ma considerato il punto a cui siamo giunti (LO STATO DI FATTO), è del tutto impossibile che esso fosse la meta prestabilita; ed allora come ci siamo arrivati?

 

E se questo è il punto a cui siamo giunti, scriparlare* di se e quale rotta abbiamo seguito è completamente tempo perso! 

 

I RAPPRESENTANTI DEL POPOLO

 

(tempo di lettura 4 minuti circa)

 

Con la locuzione RAPPRESENTANTI DEL POPOLO si intendono gli eletti alle varie assemblee, a partire dai consigli comunali e ad arrivare al Parlamento.

 

A mio parere, i rappresentanti del popolo avrebbero avuto un senso quando le democrazie non esistevano, per cui il popolo non aveva voce, e quindi aveva bisogno di averne una, ossia di qualcuno che lo rappresentasse;

 

Ora siamo in democrazia, che in realtà è un’aritmocrazia*, nella quale il popolo è il sovrano, e se è vero che lo siamo, ciò di cui il popolo ha bisogno non sono dei rappresentanti, ma degli esecutori della sua volontà.

 

Purtroppo, a conferma che il popolo non è il sovrano, ma semplicemente una sorta di cliente, ciò che gli viene consentito, nonché richiesto di fare, è scegliere tra le proposte dei partiti analogamente a quello che noi gente facciamo quando i nostri fornitori ci sottopongono le loro proposte.

 

Quando le suddette cose vengono fatte bene, cioè come si deve, le proposte sono a tutti gli effetti dei contratti recanti:

  • Un’adeguata descrizione delle cose che saranno fatte, alias fornite;

  • Quando saranno fornite detto anche programma dei lavori;

  • I prezzi e le modalità di pagamento;

  • Le garanzie sulle prestazioni e sul corretto funzionamento delle cose fornite;

  • Le penalità in caso di inadempienza;

  • Il foro competente, ossia il tribunale che dovrà dirimere eventuali contenziosi.

  • Ultimo ma non ultimo, qualunque contratto, per essere valido, deve essere sottoscritto, alias controfirmato dalle parti, cosa che presuppone che entrambe lo abbiano prima letto e compreso.

 

Ebbene, a fronte dei disastri fin qui combinati (LO STATO DI FATTO), a mio parere, l’unico modo per cambiare rotta, al fine di indirizzare la prua verso una meta un po’ più precisa, e non verso l’ignoto, è trasformare i rappresentanti del popolo in MANDATARI, con tanto di VINCOLO DI MANDATO, ossia di impegno a mantenere gli impegni assunti; con tanto di sanzioni per le inadempienze; e con tanto di foro competente sia per giudicare se e quanto gli impegni sono stati mantenuti, sia per comminare le sanzioni in caso di inadempienza.

 

Mettere in piedi tutto questo ambaradan richiede di fare una serie di cose praticamente contemporaneamente, cosa che non posso fare né io qui, nel descrivervele, né gli esecutori, nel farle.

 

L’entrata in funzione ufficiale di ciò che mi accingo a descrivere, inoltre, comporta delle modifiche costituzionali molto incisive; e siccome modificare la Costituzione è correttamente una cosa molto complicata, è bene che tutto il sistema venga prima allestito e sperimentato volontariamente dai partiti, e poi, una volta raggiunto e verificato un adeguato livello di funzionalità, si potrà passare alla legalizzazione.

 

Qualcuno potrebbe avere delle perplessità riguardo a quanto sopra; ma tra uomini d’onore e di buona volontà, le difficoltà che pur ci sono, non sono insormontabili; se poi non siamo tra uomini d’onore e di buona volontà, allora diciamocelo, e smettiamo di usare parole come fratellanza, solidarietà, società, bene comune e civiltà!

GLI INDICATORI

 

(tempo di lettura 5 minuti circa)

 

Ai fini dell’attuazione di quanto sopra, la prima difficoltà, e non di poco conto, consiste nel rendere nota ai partiti l’esistenza di questa proposta, e questo è il perché, alla pagina Il Partito Che Non C’è, vi invito a partecipare alle elezioni, ma a non scegliere nessuno degli autori dei disastri di cui sopra, ed a scrivere sulla scheda PCNC.

 

Il secondo problema è trovare il modo più oggettivo per valorizzare* l’opera dei governi in termini numerici, così da rendere la valutazione la più semplice e trasparente possibile sia per gli addetti ai lavori sia per noi gente.

 

Per il vocabolario un INDICATORE è uno “Strumento per la misurazione e la segnalazione dei valori di determinate grandezze fisiche, utili per il controllo delle condizioni di funzionamento di un mezzo o di un impianto.”

 

Per me, che sono uno che “spacca il capello in quattro”, un indicatore è “qualunque dispositivo o sistema che rende percettibile un’informazione ”, mentre quello che lo Strumento per la misurazione fa, come scridice la locuzione stessa, è innanzitutto misurare, tant'è che in molti casi l'indicatore del valore misurato è da un'altra parte.

 

A mio parere, e spero non solo mio, gli aggruppamenti umani si formano per due principali ragioni:

 

Noi Italia, siamo un miscuglio delle due cose, con tendenza al ribasso, ossia verso la prima, ma nel resto del mondo c’è anche ben di peggio.

 

E dunque, supponendo che ciò a cui ambiamo è la cosa 2; quale potrebbe essere il numero minore possibile di indicatori attraverso i quali stabilire se e quanto ci avviciniamo o allontaniamo dalla meta che vorremmo raggiungere?

 

A mio parere, in ordine decrescente d’importanza essi sono:

  • Il grado d’inquinamento in generale, e quello dell’atmosfera in particolare, ovvero le sue conseguenze più gravi, cioè i mutamenti climatici che, oltretutto, non danneggiano solo noi stati patrimonicamente avanzati, ma anche gli stati poveri del mondo i quali, quindi, andrebbero aiutati, o almeno lasciati stare, ma non certo messi ancor più in difficoltà.
  • La sostenibilità, vale a dire se e quanto, il nostro consumo di risorse, sta all’interno della quota spettante a noi Italia, sulla base di un’equa divisione a livello mondiale, oppure la supera, ovviamente a danno degli stati più poveri.
  • Il grado di indipendenza, ovvero il grado di non dipendenza da stati esteri.

  • La disoccupazione e l’inoccupazione, ossia la possibilità che ognuno che lo desidera abbia un lavoro e sia trattato in conformità alla legge.

  • La scolarizzazione, cioè se e quanti giovani non completano i 10 anni di scuola dell’obbligo.

  • Il livello medio di istruzione.

  • Le diseguaglianze, ovvero il grado di disuniformità della distribuzione della ricchezza e l’entità del divario tra i più ricchi ed i più poveri.

  • L’entità degli interessi passivi sul debito civico, in primis, e del rapporto debito civico PIL in secundis.

  • Il pagamento delle trasse, e quindi il livello dell’evasione e dell’elusione fiscale.

  • Il grado di rispetto della legalità più in generale.

  • La partecipazione all’aritmocrazia, ossia se e quanto i polidi, al compimento della maggiore età, scelgono di partecipare alle votazioni, e quindi di cooperare al suo funzionamento, oppure no.

  • Il grado di federalizzazione, cioè di autonomia ed autosufficienza delle circoscrizioni e dei comuni;

  • La cooperazione internazionale, ossia lo stato di avanzamento del processo di confederazione di tutti gli stati del Pianeta.

 

Questi sono gli indicatori pensati da me, ma nulla vieta di fare di più e di meglio.

 

La loro istituzione, quindi, dovrebbe essere la prima cosa da fare; subito dopo occorre l’indicazione dell’ente incaricato di curarne la rilevazione dei dati e la loro esposizione, sia in forma di valore corrente e sia in forma di un grafico che ne visualizzi l’andamento nel tempo.

 

Un ente di Stato che svolge già queste funzioni esiste già, si chiama ISTAT, e per me va più che bene.

 

  1. O per cogliere le opportunità che la compresenza di più persone determina, al fine di concludere buoni affari, in particolare per i più scaltri eo spregiudicati, ai danni degli sprovveduti eo timorati, nel qual caso merita ampiamente di esse classificata come accozzaglia di gente;

  2. O per cooperare al conseguimento di un fine comune, nel qual caso può a pieno titolo classificarsi sia come società sia come civile.

IL CONTRATTO CON GLI ELETTORI

 

(tempo di lettura 2 minuti circa)

 

Continuando il ragionamento iniziato ne I RAPPRESENTANTI DEL POPOLO, quello che i partiti dovrebbero fare in campagna elettorale è depositare presso un apposito ente (IL COMITATO ETICO) la loro proposta di contratto con gli elettori, consistente nell’indicazione delle variazioni che essi si prefiggono di apportare ai suddetti indicatori, nonché ad eventuali altri a loro discrezione, con la precisazione dei modi in cui intendono perseguire i loro obiettivi, ed tempi in cui intendono raggiungerli.

 

Gli elettori dovranno quindi scegliere, ossia votare, il patito o la coalizione che presenta il programma di governo da essi preferito, con un’importantissima novità rispetto a ciò che avviene attualmente, e cioè che gli indicatori predefiniti sono gli stessi per tutti, cosa che rende molto più semplice per gli elettori confrontare le proposte e scegliere quella a loro avviso migliore.

 

A chi dovesse trovare stravagante questa mia proposta rendo noto che nel 2001, il Signor Silvio Berlusconi, in diretta televisiva, sottoscrisse unilateralmente il suo “contratto con gli italiani” che era però affetto da una serie di vizi di forma, a cominciare dalla mancata specificazione di quale sarebbe stata la fonte dei dati, ed a finire col non avere indicato quale sarebbe stato il foro competente, ossia il soggetto incaricato di giudicare se gli obiettivi erano stati raggiunti oppure no. 

 

IL COMITATO ETICO

 

(tempo di lettura 2 minuti circa)

 

In partitica, i comitati etici, alias i probiviri, non sono affatto una novità; ciò malgrado, riuscire a trovare un certo numero di persone gradite a tutti i contendenti, ancorché in egual misura, è una difficoltà non solo da non sottovalutare, ma anche da mettere nel dovuto rilievo, perché se in una civicità di 60 milioni di polidi, o di 45 milioni circa di inscribiti, i nostri partiti non riescono a trovare 11 persone degne della loro incondizionata fiducia, allora, ancora una volta, dobbiamo cancellare dai nostri frasari le parole onestà, serietà, rettitudine, fratellanza, società e civiltà.

 

Come avrete già capito, a mio parere il comitato etico dovrebbe essere composto da undici membri, ed i motivi sono i seguenti:

 

Il numero deve essere dispari in modo che, vietando l’astensione, le votazioni non possano finire in parità.

 

L’idea è di consentire ad ogni partito di proporre 1 candidato per ogni 2,5% di voti ottenuti, cosa che porta a 4 candidati per ogni 10% di suffragi, e quindi ad un totale di 40 candidati.

 

Nelle votazioni, i partiti non possono votare i loro candidati ma devono scegliere tra quelli presentati dagli altri; in questo modo si sceglieranno i primi 10 membri, mentre l’undicesimo sarà scelto tra i non eletti senza limitazioni per i votanti.

 

Il comitato etico così eletto dovrà poi stabilire la divisione dei compiti al suo interno mediante votazioni aritmocratiche.

 

Rimane da decidere la durata del mandato del comitato etico. 

 

LE SANZIONI PER LE INADEMPIENZE

 

(tempo di lettura 1 minuto circa)

 

Le sanzioni per le inadempienze devono riguardare sia il partito sia gli eletti eo i nominati personalmente, e possono variare dalla decurtazione percentuale dei voti ricevuti alle elezioni successive all’esclusione dal candidare per due turni.

 

Al fine di minimizzare la litigiosità, le auto sanzioni le dovranno stabilire i partiti, al’interno delle loro proposte, in modo che gli elettori possano valutarne la serietà.

Torna a PAGBASE

tribumondo: un antico ideale per un nuovo assetto mondiale